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Ansaldi, da grandi autoctoni siciliani vini come patrimonio culturale e identitario del marsalese

Patrimonio culturale, identità, ricerca, passione sono tutte parole chiave dell’impegno profuso dalla cantina Ansaldi di Contrada Florio a Marsala in provincia di Trapani di mettere in bottiglia una storia vinicola millenaria di immensa nobiltà.

Il distributore della cantina, Proposta Vini, descrive l’azienda come collocata “in Sicilia, sull’altopiano dei Feudi di Marsala, al confine con il territorio di Trapani, immerso nel silenzio dei vigneti”, in una posizione impreziosita dalla vista di Isole Egadi, riserva dello Stagnone, Marsala ed Erice.

Qui “Giacomo Ansaldi accompagnato dalla moglie Paola e dai figli Giorgio e Edoardo, ha creato questa cantina, recuperando un baglio ottocentesco dalla storia lunga: come molte delle strutture situate in questa zona, in passato il baglio apparteneva alla famiglia Florio ed era utilizzato come base per il reperimento delle uve provenienti dall’altopiano di Birgi; questo raccolto costituiva l’unica materia prima per la preparazione del vino Marsala e oggi, nello stesso luogo, i proprietari attuali producono vini biologici e hanno scelto di tramandare la cultura del vino cosiddetto Perpetuo utilizzando il metodo di produzione tradizionale della zona”.

L’azienda crede nell’incontro “tra patrimonio culturale, identità, ricerca e passione per il vino: ingredienti che Giacomo Ansaldi, enologo e ricercatore storico, ha saputo dosare ed esaltare”.

Infatti “l’azienda agricola Ansaldi nasce con lo scopo di riscoprire e valorizzare l’identità di un territorio unico attraverso un sistema produttivo completamente sostenibile e biologico, dal vigneto alla bottiglia; i nostri vini provengono esclusivamente da varietà autoctone come Zibibbo, Grillo, Perricone e Nero d’Avola”.

​Giacomo Ansaldi ha un approccio colto al tema di “identità e ricchezza del vigneto Sicilia” spiegando come “lo sviluppo delle discipline scientifiche, specialmente dal XVIII secolo e fino all’odierno contributo determinante della genetica, ha permesso di orientarsi con precisione e di comporre un mosaico leggibile del patrimonio identitario e della ricchezza varietale del vigneto siciliano”.

La filosofia di produzione aziendale “è il perfetto connubio tra tecniche del passato e moderne tecnologie: ogni varietà è vinificata rispettando le sue caratteristiche e peculiarità, in modo che queste possano esprimersi al meglio; Giacomo Ansaldi è il wine maker dell’azienda agricola e guida con pazienza e devozione ogni singolo passaggio all’interno della storica cantina del Baglio” dove “nascono vini biologici che meglio raccontano le unicità e peculiarità del territorio e le caratteristiche intrinseche dei vitigni”.

Infatti “l’azienda si dedica alla cura di ogni dettaglio: dalla coltivazione alla raccolta, dalla produzione all’imbottigliamento, dall’imballaggio all’ospitalità, una filiera produttiva completamente interna e controllata, dal grappolo alla bottiglia”.

Nel racconto della produzione, inevitabile partire dal vitigno principe del territorio, il Grillo, perfettamente declinato nel Bianco di Abbadessa dal bouquet fruttato che nel corredo sensoriale vanta ananas, mela Annurca, nettarina, pera Williams e scorza d’arancia.

Ansaldi il Grillo lo conosce bene e quindi sa quanto si esalti se tradotto in bollicine, come dimostra il Brut Cuvée di Famiglia metodo classico olfattivamente contrassegnato da zagara e agrumi, mentre in bocca riserva limone di Siracusa, ananas, yuzu e bergamotto. Dal perlage rarefatto, accompagnato da una costante golosa nota aspra, nel finale propone un tocco minerale che alimenta la beva.

Ancora il Grillo protagonista in purezza nel Bianco Riserva Abbadessa, il Premier Cru della Tenuta Ansaldi, la cui lavorazione “in vasca di acciaio a contatto con i lieviti per 12 mesi e ulteriori 12 mesi in bottiglia” porta a profumi di pera Madernassa cotta e sapori di cedro, mela golden, alchechengi, alloro e tè verde.

La mineralità è così intensa da spiccare sull’acidità, ma entrambe contribuiscono a una grande beva che ingentilisce elegantemente il segno del tempo che rende il nettare denso e corposo. Nel finale dei fantastici sentori di distillato invecchiato inducono alla meditazione.

Il Sauvignon Blanc Celso Pesce presenta i descrittori tipici del vitigno chiaramente erbacei, mentre al palato emergono avocado, lime, ruta e mandarino verde. Fresco e stuzzicante, eclettico a tavola, dal finale estremamente ghiotto.

Cambiando tipologia di bacca, ecco un classico come il Nero d’Avola nella versione personalissima del Rosso di Cipponeri che i frutti rossi li conduce tanto all’olfatto quanto al palato in forma di marasca, fragola Candonga caramellata, susina rossa, sorbo e pepe di Sichuan. Risalta l’eleganza del tannino e la morbidezza del corpo.

Nero d’Avola di nuovo protagonista al 40% in coppia con il Perricone al 60%, coltivati in miscuglio, nel Rosso Riserva Cipponeri Bio che al naso ricrea atmosfere boschive e screziature speziate, suggerendo al gusto mirtillo, prugna e barbabietola. Cremoso, materico, dal forte impatto zuccherino, leggermente pepato, con un finale segnato da una suggestione amaricante, un insieme che genera complessità e un nerbo tale da renderlo possente.

Da provare assolutamente il particolare Syrah in versione Rosato Celso Pesce con le fragole nel bouquet mentre in bocca evoca lampone, melagrana, corbezzola, visciola e karkadè. Minerale, fresco, si rende irresistibile grazie all’accostamento di acidità e dolcezza e a un lungo finale amabile.

La Vendemmia Tardiva Abbadessa di Zibibbo in purezza è il vino dolce della casa che brilla per equilibrio tra dolcezza e aromaticità, dal bouquet che accosta frutta secca tostata con miele di cisto e afflato balsamico, mentre la bocca è irretita da albicocca essiccata, pompia candita, yuzu, nespola, cirmolo e mandorla tostata.

A completare il ritratto della cantina intervengono le parole di Giacomo Ansaldi nel video seguente.

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